scese inumano funereo torpore
dopo che l’ultimo rumore
polverizzò i boulevards
rimasero carcasse radioattive
schiume corrosive lattine e cimiteri
i quasi umani con l’andar degli anni
vi hanno tracciato i loro sentieri
nuovi giovani e freschi occhi
ora guardano del tutto indifferenti
lo scheletro perpetuo
di un’automobile di plastica del duemilaventi
il piccolo mercato è radunato
l’aria è fresca e pura
la brezza muove i più alti rami
degli olmi centenari
i quasi umani contrattano merci
più in là guaisce un topo mutato
il culto dei morti si accompagna
ad una primitiva economia di mercato
sotto il villaggio sotto i detriti
giace il traliccio di un’antenna stellare
sotto il fango sotto la foresta
un centro missilistico scompare
la foresta è sempre più estesa
riemerge dagli abissi della notte
immensa e massiccia divora
la materia fissile di un tempo
e la memoria fossile divora
del tempo in cui gli antichi umani
si sciolsero bruciando in un secondo
insieme ai loro dei le macchine ed i cani
sono ormai smussate tragedie
sono ormai consumate dal muschio
il bosco riacquista il proprio spazio
la lepre rossa lancia il proprio fischio
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