lavoro
in una stazione di servizio
in
mezzo a un incrocio a forma di corno
in
mezzo a una piazza che ruota su un perno
di
fianco a un parcheggio di lato infinito
sul
bordo di svincoli e spigoli
fragore
vertigine laggiù
gli
orizzonti a otto dimensioni
tangenziali
quantizzano rettilinei spietati
discarica
della modernità
qui
tutto il mondo
mi
brulica intorno
notte
giorno dietro davanti
nuvole
polvere clacson
tubi
di gas tralicci
fumi
lampeggianti
impianti
circuiti relais
qui
sono io
al
centro del turbine
sul
fondo immobile
in
fanghi m'annido
di
vapori pesanti
attento
alle cifre della colonnina
sole
benefico
irraggio
gasolio e benzina
a
comando frammenti traccianti
schegge
gommate
sbarbate
taglienti
qui
sulla tettoia a forma d’ala
sto
come asceta e come stilita
indifferente
al lusso che mi sfiora
sedili
in pelle satellitari
sepolcri
di lamiera arrugginita
cadaveri
da rottamazione
fiancate
all'incastro dei fari
incasso
denaro senza emozione
ripartono
intanto ne arrivano altri
cravatte
rigate camicie sudate
sotto
le lenti a specchio
mi
è sufficiente l’odore dell’unto
sintetico,
cruscotto aromatico,
e
starmene immobile a miscelare
benzine
galeniche
mi
basta restare sotto l’insegna
dei
mille regali…
finir
come tutti
nel
vortice intorno
sarebbe
un
disastro
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