ARCHIPLANO

L' Archiblenda ha un motore di treno al molibdeno giuntato con cernierinicci corti a gomito buam tun tun buam tun tun buam buam tun tun la parte terminale è un ossoplente a legno dai pistoncini di vetro-brivido brasato striii striii striii diii striii sulla biella torsionata si cancangia un sensore biometalla fischiante prinpron prinpron prinpron
L'Archipicchio invece in blocco sta in collo allo scapicchio con due ferri avvitati alla camera di scoppio damdumdum damdumdum dumdum se lo scuoti il pulsante clanga perchè s'è rotto l'attormizzatore praclangclang praclangclang pran sul di dietro la vernice cade a spacchi ed il vento fa brillare i cacciacicci vac-chivac-chivac-vac Insieme fanno un Archiplano straordinario dalla linea turbolesta e perforante prahi calè prahi calè olè la tastiera dei comandi è a schermo liquido informale lucida di zarzo penta-biflettente digitale sgisà sgisà sat il portello meccanato rapido spantana e senza il minimo ronzio s'olìa nel mezzo tran tran tran
E l'Archiplano assemblato straordinario cascavola come un chirottero o una palla se in giù va digrignando appicca lo schedario sui capelli invece slitta con un grido di battaglia di ferraglia
E da ultimo inghiotte un razzo centenario
ruttando come un vero faccitalia
ruttando come rutta la plebaglia!

(Archiplano, 1981)

ACCIPICCHIA!

ACCIPICCHIA, CHE SGARGIANTE LA CREATURA VOLPARLANTE DI ARCHIPLANO! MEZZO UCCELLO ALLA DEPERO MEZZO DRONE LEONARDIANO. BLU E ROSSO ROMBA A TERRA, TWITTA IN CIELO COI VOLANTI FUTURISTI, CON LE MACCHINE CONIGLIE CHE FAN FIGLI. INFORNATE DI PAROLE, FILASTROCCHE PITTURATE, STRAMPALATE, NATE STRANE. ARCHIBLENDA! BIOMETALLA! TURBOLESTO, PERFORANTE COME BECCA, COME PICCHIA L'ARCHIPICCHIO DI ARCHIPLANO!

(Franco Canavesio 12 gennaio 2016)


martedì 12 marzo 2019

L'ALDILA' E' DI TUTTI

I
se esiste un aldilà per gli esseri umani, ebbene, cosa impedisce di pensare che esista anche un aldilà per gli animali? e intendo dire tutti gli animali, da quelli più semplici –come amebe o parameci – a quelli più evoluti – come gli scimpanzè o i bonobo – passando per ogni specie di insetti e di pesci... e tenendo conto, in proposito, che a volte il confine tra l'animalesco e l'umano è labile...

sento già le obiezioni: è la coscienza che fa la differenza, e gli animali non hanno coscienza di sé, e se non hanno coscienza di sé, non possono distinguere tra bene e male, non hanno un'anima, e come possono dunque avere il pensiero di ciò che li attende dopo la morte?

ma di questa presunta verità siete proprio sicuri? avete mai abitato la mente felice di un cane quando vede tornare a casa il suo padrone? o quella di un pipistrello quando svolazza di notte mangiando zanzare e moscerini? siete mai stati nei panni della formica incolpevole che appena ieri s'è vista calare sulla testa la suola della vostra scarpa, senza poterla in alcun modo evitare? siete mai stati nella pelle del maiale in fila insieme agli altri suoi consimili in attesa di essere sgozzato al mattatoio? se gli animali possono soffrire, piangere, gioire, chiedere, ridere, conoscere la paura... provate a torturare un cane, fate uno sforzo di crudeltà una volta tanto nella vita, e vedrete se non soffre come e più di un essere umano... se gli animali dunque reagiscono proprio come fanno gli esseri umani, ciò significa che sono consapevoli della propria esistenza, e quindi coscienti... e allora, perché non potrebbero avere anche loro un'anima e un aldilà dove andare dopo la morte? è scritto in qualche libro sacro che se non hai un'anima non hai nessuna dignità in questo mondo e nemmeno il diritto a un aldilà dopo la morte? chi decide di cosa è fatta un'anima? e, in definitiva, chi ha mai visto l'anima di un essere umano?

dunque, dobbiamo accettare la premessa che l'aldilà, se esiste, deve esistere sia per gli esseri umani che per gli animali, in quanto tutti consapevoli della propria esistenza – quindi: coscienti

II
ma se la premessa è corretta, ebbene, perché non dovrebbe esistere un aldilà anche per le piante? non sono anch'esse, palesemente, degli esseri viventi?

eh, no, direte voi: se la differenza la fa la consapevolezza della propria esistenza, allora le le piante non ce l'hanno

ne siete sicuri? pensate che le piante siano inconsapevoli della propria esistenza, e quindi del tutto incoscienti, solo perché non ne sentiamo il grido di dolore quando recidiamo il gambo di un fiore o strappiamo una foglia dal suo ramo? le piante hanno un'esistenza lenta e il tempo per esse non ha lo stesso significato che ha per noi che consumiamo la nostra fiamma in un barlume di ricordi rapidi... consideriamo le piante appena al di sopra delle cose solo perché non sappiamo comunicare con loro... ma l'incapacità e l'ignoranza sono i peggiori mezzi di trasporto che possiamo usare per veicolare il pensiero... sicché dobbiamo ritenere plausibile che, essendo le piante degli esseri viventi, esse siano anche in qualche misura consapevoli della propria esistenza e dunque: coscienti

ne consegue che l'aldilà, se esiste, deve esistere anche per le piante 

III
ma se l’aldilà esiste anche per le piante, perché allora negarlo alle cose?

perché le cose non hanno vita, voi dite, e non avendo vita non può esserci in esse alcuna consapevolezza della propria esistenza...

ne siete sicuri? come facciamo a essere certi che un sasso, o un bambolotto di plastica, o una vite di acciaio, o la carta di un giornale, non hanno vita? perché escluderlo a priori? perché non si muovono, perché non respirano? perché non strillano di dolore quando li rompiamo o non protestano quando li buttiamo via?

se è per questo, anche le piante non si muovono e non strillano, eppure nessuno dubita che esse siano esseri viventi...

cosa ne sappiamo noi della struttura della materia per escludere con assoluta certezza che le cose non racchiudano una qualche forma incomprensibile – per noi - di vita al loro interno?

dunque, l’aldilà, se esiste, esiste per tutti, per tutti esiste un paradiso che è in attesa di riceverci... 

IV
ma se tutti, esseri umani, animali, piante e ogni oggetto formato o trasformato nell’universo, se tutti abbiamo un paradiso che ci aspetta – sempre che ce lo meritiamo -, vuol dire che ci ritroveremo tutti in un altro luogo, e, poiché ciascuno si rimescolerà con gli altri, ecco che torneremo al punto di partenza, come se nulla fosse mai stato...

è per questa ragione che nel mondo albergano infiniti universi paralleli, e ognuno di essi è luogo di partenza e allo stesso tempo luogo di arrivo, ognuno di essi essendo simultaneamente luogo di esistenza terrena e luogo paradiso per qualunque cosa contenuta nell’universo che gli sta al fianco...

V
dunque, essendo il nostro universo l'aldilà di quello che gli sta vicino, noi stiamo già vivendo in paradiso, voi e io, animali e piante, e tutta la materia che ci sta intorno... solo che non lo sappiamo, e, totalmente inconsapevoli e ignoranti, crediamo che la vita sia una sola, e sia un inferno, e sia dolore e basta

io so che non è vero... provate anche voi domani mattina a guardare con occhi diversi la luce del sole... e gli occhi di un cane e le gemme schiudersi...

VI
credo che sarebbe bello credere nell’aldilà... sarebbe un pensiero che dà forza e speranza, mi piacerebbe, forse, crederci anch'io... senonché, l'idea che siamo già nell'aldilà di qualcun altro mi impedisce di vedere un aldilà migliore... io sto ancora imparando a vivere, e non mi disturba sapere che quando morirò gli atomi del mio corpo trasmigreranno semplicemente nel contiguo universo parallelo, come materia pronta a trasformarsi in qualcosa che non so nemmeno immaginare


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