era la frase con cui mio padre mi salutava
quando usciva di casa per tornare in ufficio dopo pranzo
lasciandomi al mio pomeriggio
con i compiti della maestra da fare
frase che esplicita un visione della vita duale e antinomica
Dovere-Piacere bianco-nero bene-male
da cui consegue che il Dovere è un'entità che esclude il Piacere
e viceversa
nella filosofia educativa di mio padre
se si antepone il Dovere al Piacere si va nella direzione giusta
cioè è il bene
l'ipotesi contraria porta nella direzione sbagliata, cioè il male
ora aggiungiamo
l'ulteriore categoria giusto-sbagliato
già presupposta del resto
dalle prime tre
anteporre il Piacere al Dovere
comporta una completa inversione dei valori dati
un capovolgimento di prospettiva
un ribaltamento sopra-sotto
Dovere significa qualcosa che non piace
che bisogna fare, a cui non ci si può sottrarre,
e ciò per imperativo morale, aprioristico,
e come tale incontestabile
il Dovere quindi non è delimitato
dall'ordine di un'Autorità,
ma è qualcosa che esiste a prescindere,
in quanto categoria morale essenziale
ciò comporta che io avrei anche potuto disobbedire a mio padre
e andare a giocare a pallone con gli amici senza fare prima i compiti,
ma l'avrei fatto portandomi dietro
il peso della disobbedienza
si può infatti ignorare il comandamento morale
e anteporre consapevolmente il Piacere al Dovere
ma se si resta nella cornice di partenza
ciò produrrà inevitabilmente un conflitto
accettare la cornice di partenza tuttavia
significa assumere un atteggiamento manicheo,
duale non plurale,
caratterizzato dalla rigidità
il Dovere infatti è rigido, non può essere diverso,
e il Piacere, che non lo sarebbe per principio,
lo diventa, una volta messo a confronto
con il suo antagonista alternativo
la rigidità del Dovere rende quindi rigido
anche il Piacere
allorché tutti e due i corni si muovono
nello stesso spazio concettuale
una visione del mondo duale è fautrice
di intolleranza e razzismo,
se si sta dalla parte del Dovere
non si può stare dalla parte del Piacere, mai
il Piacere è un'azione prediletta
a cui si indulge e alla quale ci si rivolge
per pulsione esclusivamente istintiva
non comandata dalla ragione o dal sentimento
se il Dovere è una costruzione geometrica
realizzata con il filo a piombo,
il Piacere è una vegetazione disordinata
uno stato di natura primordiale
il Dovere cala come un meteorite sparato dallo spazio
sullo stato di natura incontrollata
distruggendolo e deformandolo
con il marchio del cratere
il Dovere si presenta con il volto
delle regole che disciplinano il caos
è la civiltà che avanza nella giungla
disboscando e spianando e tracciando strade
si comprende dunque che il Dovere è aggressivo,
porta violenza, istiga alla guerra, non ha altri strumenti
per contrastare il Piacere
che annullarlo, distruggerlo, estirparlo
il Piacere è disarmato di fronte al Dovere
non può che rintanarsi sotto terra, in qualche cantina,
opporgli scavi di talpa
sperando di farlo inciampare e cadere
il Piacere non può competere ad armi pari
se usasse aggressività e violenza
snaturerebbe la sua essenza
diventando anche lui un Dovere
prima il Dovere e poi il Piacere, dunque,
in ultima analisi, a null'altro conduce
che a rifiutare radicalmente il Piacere
considerandolo uno stato del tutto residuale e inutile
le energie migliori, il tempo migliore di ogni individuo
dovrà essere adoperato per il Dovere,
giammai per il Piacere, essendo il Piacere
solo un elemento disturbante, sviante
da tutto quanto sopra consegue
che la locuzione “prima il Dovere e poi il Piacere”
è falsa perché
dove c'è il Dovere non può esserci il Piacere
la locuzione tuttavia porta a una verità essenziale,
ovvero che dove c'è il Dovere
non può esserci il Piacere
e viceversa
a questo punto mi è chiaro
che mio padre la fatidica frase
la diceva a sé stesso
nel momento in cui la diceva a me
capisco ora quanto avrebbe voluto liberarsi
dell'infernale antinomia
che gli toglieva il respiro
rinchiudendolo nel nodo della cravatta
babbo! gli direi,
io sono come te
ma non è colpa tua
non avere rimorsi
per provare a salvarsi bisogna
demolire lo schema dell'alternatività
e costruire un concetto totalmente nuovo
che si può denominare Piavere o Docere
lo so, è solo un trucco linguistico,
un pessimo gioco di parole,
un pasticcio senza capo né coda
però, però,
è il nodo che cerco di sciogliere da vari decenni,
senza riuscirci