ARCHIPLANO

L' Archiblenda ha un motore di treno al molibdeno giuntato con cernierinicci corti a gomito buam tun tun buam tun tun buam buam tun tun la parte terminale è un ossoplente a legno dai pistoncini di vetro-brivido brasato striii striii striii diii striii sulla biella torsionata si cancangia un sensore biometalla fischiante prinpron prinpron prinpron
L'Archipicchio invece in blocco sta in collo allo scapicchio con due ferri avvitati alla camera di scoppio damdumdum damdumdum dumdum se lo scuoti il pulsante clanga perchè s'è rotto l'attormizzatore praclangclang praclangclang pran sul di dietro la vernice cade a spacchi ed il vento fa brillare i cacciacicci vac-chivac-chivac-vac Insieme fanno un Archiplano straordinario dalla linea turbolesta e perforante prahi calè prahi calè olè la tastiera dei comandi è a schermo liquido informale lucida di zarzo penta-biflettente digitale sgisà sgisà sat il portello meccanato rapido spantana e senza il minimo ronzio s'olìa nel mezzo tran tran tran
E l'Archiplano assemblato straordinario cascavola come un chirottero o una palla se in giù va digrignando appicca lo schedario sui capelli invece slitta con un grido di battaglia di ferraglia
E da ultimo inghiotte un razzo centenario
ruttando come un vero faccitalia
ruttando come rutta la plebaglia!

(Archiplano, 1981)

ACCIPICCHIA!

ACCIPICCHIA, CHE SGARGIANTE LA CREATURA VOLPARLANTE DI ARCHIPLANO! MEZZO UCCELLO ALLA DEPERO MEZZO DRONE LEONARDIANO. BLU E ROSSO ROMBA A TERRA, TWITTA IN CIELO COI VOLANTI FUTURISTI, CON LE MACCHINE CONIGLIE CHE FAN FIGLI. INFORNATE DI PAROLE, FILASTROCCHE PITTURATE, STRAMPALATE, NATE STRANE. ARCHIBLENDA! BIOMETALLA! TURBOLESTO, PERFORANTE COME BECCA, COME PICCHIA L'ARCHIPICCHIO DI ARCHIPLANO!

(Franco Canavesio 12 gennaio 2016)


giovedì 24 ottobre 2024

L'AMORE AL TEMPO DEI SESSANTA

 

l’amore al tempo dei sessanta

è fragile

diverso da come ci si aspetta

a volte dura un sogno e poi declina

a volte notti intere ed ogni anno

va sempre più di fretta

e se prende velocità ondeggia

e bisogna sistemare con cura

la zavorra nella stiva

o per dirla in maniera più elegante

il bagaglio personale

se non si vuole che l’inerzia

prenda il sopravvento nelle curve



l’amore al tempo dei sessanta

è fragile è una pelle

che non nasconde più le vene

ma i baci che dispensa

sono uguali a quelli dei vent’anni

e questa è la sua forza immensa

 

 

mercoledì 23 ottobre 2024

LA PUREZZA E L'INNOCENZA

 

lasciavi impronte sulla neve o nel fango

sulle rive dei laghetti di montagna

avara e generosa a un tempo

la terra delle Terre Alte

le zampe si muovevano leggere

nella corsa su e giù per i pendii

dove alta era l’erba e scura la pietra

e le marmotte fischiavano per sfida

sei passata come un alito di vento

nell’universo che tutto ascolta e nulla ode

sei passata come succederà anche a noi

che viviamo di stolta intelligenza


ora sciolta è quella neve marcata dai tuoi passi

e il fango si è ricomposto in altre forme

tu non esisti più e quanto è triste ricordarlo

ma dentro di me hai lasc
iato

un’impronta incancellabile

che solo a te appartiene

la purezza con cui guardavi il mondo

l’innocenza con cui lo hai vissuto

sono doni che invano io rincorro

come un condannato il tempo che gli resta

tu li hai conservati intatti dentro di te

fino all’ultimo sguardo d’amore

 


IL FISCHIO DEL BOLLITORE

 

all’inizio fu un bollore sotterraneo

silenzioso e vagamente australe

finché il fischio del bollitore

spaccò il cielo come una roncola

affilata e fu da lì che nacque

l’universo di diavolerie tessili

e meccaniche che sorsero

con clamore inusitato e impreveduto

ahi, tenerle a bada, che fatica!

le formiche che giocavano

a ping pong facevano

un rumore insopportabile

i martelli che battevano sui chiodi

migliaia di teste in gommapiuma

come le motoseghe ultimo modello

in un oceano di silenzio stellare

persino una locomotiva che comparve

nel salotto e non ci stava

brezze di tessuti colorati

si atteggiavano a corridoi aerospaziali

non erano bandiere ma segnali

indicanti le onnidirezioni

chi sapeva diluirle e distillarle?

non distrarti lettore, che a ben vedere

hai ragione tu si trattava di altro

forse più sanguinolento

forse addirittura più lento, non lo so,

e neanche tu lo sai e chi non sa tace

ma il problema di cavarne un senso

rimaneva

ci guardammo ma nessuno era capace

ci guardammo senza veder nessuno

e ci toccò allungarci come prima

più di prima e molto più del solito

i passi galleggiavano sul pavimento

mentre i piedi vi sprofondavano

e nessuno ci capiva niente

se fosse miele o marmellata o colla

io battevo la testa nelle ante degli armadi

per risolvere tutti i dubbi

e dare un senso definitivo alla mia vita

dimenticando gli occhiali in cantina

tu ridevi io un po’ meno

quindi tutto logico a pensarci

io ridevo tu un po’ meno

che buffacchi quegli sbuffi

come creste sulla testa

i capelli colorati ti donavano, sicuro

ora ridevamo entrambi

persino il tavolo assumeva

una curiosa forma curvilinea

i fedeli mattoni di casa tu cissavi

lanciandoti in gorgheggi da pirata

il mondo storto che finalmente

si mostrava superando

la sua naturale timidezza

portando notti luminose

e giorni grigi, se non neri

cascate di parole seminate

che scrociavano dai muri accidenti!

e corde tese dalle più enormi

alle più minute su cui camminare

in equilibrio e le parole

a volte difficili ma spesso no

dunque non era strano

che tu le cantassi usando melodie

da me inventate battendo

i barattoli vuoti del caffè

che giorni capovolti, quelli!


ora, per quanto mi sforzi,

non riesco a ricordare

nulla di quello che ho sognato

eppure al tatto

la psiche è ancora calda